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«Un sorriso mi illumina il volto quando posso mettere la parola fine ad un nuovo libro. È un po' come la nascita di un figlio. Dopo averlo tanto desiderato e coccolato con la fantasia, dopo aver attraversato il dolore e l'ansia di non farcela, te lo ritrovi tra le mani e ti fa dimenticare ogni tormento. Uno scrittore quando comincia a scrivere una storia, non sa quasi mai dove andrà a parare. Quale destino avrà il personaggio principale e come ruoteranno, intrecciandosi intorno, le altre storie. Non può dire se scriverà un romanzo autobiografico o qualcosa di molto lontano dalla sua vita: il più delle volte è la scrittura stessa che lo prende e, se comincia a parlare di sentimenti e affetti che toccano tutti da vicino, allora sarà al massimo uno scrittore autobiograficamente impersonale. Non un io cioè, ma un soggetto, un testimone che attraversa il mondo e vede, riflette, conosce e riconosce in sé anche i difetti degli altri per poterli esorcizzare e sconfiggere.»